Islanda 2009
30 luglio (Roma – Praga – Copenaghen - Keflavik)
3...2...1...
La sera era stata dura..
Bagagli fatti all’ultimo momento, appuntamento per caricare la macchina, tipo alle 23, un paio di chiacchere e quasi si faceva l’alba se non fosse stato che a casa bisognava tornare, almeno per una doccia ed una cambiata di abito.
Alla fine pero’ la mattina del 30 luglio come per miracolo ci ritroviamo alla fila del check-in per Praga.
Ma come ? Non dovevamo andare in Islanda?...si...ma...diciamo che per risparmiare l’abbiamo presa un po’ alla larga, una bella sequenza di voli Roma-Praga-Copenaghen-Keflavik che con un viaggio di sole 15 ore soste comprese ci avrebbe alla fine portato nella terra del ghiaccio e del fuoco.
Ovviamente non ci siam fatti perdere una bella piva (birra) in quel di Praga ed anche a Copenaghen ci siam fatti un giro per la cittadina con tanto di bistecca (Danese ovviamente) per pranzo.
Quel che invece abbiam rischiato di perdere è stato: Fabrizio il bagaglio a Praga, Tutti noi l’aereo a Copenaghen...ma son quisquilie queste no? Ultimi a salire sull’aereo ed ultimi a scendere; lo shuttle è perfetto e puntualmente (e gratis) ci porta all’ostello dove prendiamo alloggio per la nostra prima notte made in Iceland.
31 luglio (Keflavik - Reykjavik)
deus ex machina 4 wd
La mattina puntuale alle 10 ci attende presso l’aeroporto il responsabile dell’agenzia di autonoleggio con le chiavi del nostro makinario ! Purtroppo non è quello che avevamo richiesto...ma sorpresa è decisamente più grande. Un
MEGAFANTASUV DODGE DURANGO 7 POSTI 4WD.
Non crediamo ai nostri occhi! Pensavamo di prendere un Suvvetto tanto per non esagerare con il fuoristrada, ma questo giocattolone ci apre nuove prospettive e... K lo sa !
Prima tappa...il maialino rosa ! Ovvero la catena di supermercati discount ove rifornirci di tutte quelle cose che serviranno a sfamare i nostri stomaci. Ma come si scrive latte in islandese? Ma di quale bestia è stà carne? E questo lo chiamano formaggio?
Seconda tappa...
laguna blu ! Per forza... è ovvio.. ci vanno tutti... non puoi andare in Islanda e non pagare 27 € per stare ore ed ore ammollo in una pozza di acqua fumigante no ?
Il posto comunque anche se artificiale è molto carino e tutto il complesso non stona affatto con il paesaggio aspro e primitivo che lo circonda. Questa è architettura, no quelle schifezze che ci propinano in Italia.
Quando ormai le nostre carcasse cominciano a mostrare i segni dell'invecchiamento precoce decidiamo che forse potremmo anche toglierci da questa immensa vasca da bagno.Ci muoviamo quindi sperimentando un po’ queste strade islandesi.
Ora in Islanda ci sono tre tipi di strade:
- con asfalto
- senza asfalto con brecciolino
- questo c’era...accontentate
E tutte si possono fare e godere con le dovute accortezze.
Prendiamo quindi una strada panoramica che attraversa montagne, valli e sorgenti geotermiche, e piano, piano ci dirigiamo verso nord, verso Reykjavik.
Per strada ci fermiamo più volte per ammirare gli strani paesaggi che si aprono dinanzi ai nostri occhi.
Dapprima ci fermiamo presso la ribollente zona di
Seltún, poi attraversiamo le aride distese che circondano il lago
Kleifarvatn. ovunque pozze fumiganti, distese di lava, pareti multicolori...Alla fine quello che attira la nostra attenzione è un posto strano... un luogo dove si mette ad essiccare il pesce, un cimitero risuonante di carcasse marroncine smosse dal vento. Ora che so’ come fanno il baccalà’, non credo che ne mangerò più volentieri.
Trovato il camping, montiamo le tende e ci dirigiamo verso il centro per mangiare un boccone.
Nel trambusto dei turisti, alla fin fine sembra che la vita della città’ (almeno quella folle, allegra e smodata) sia in un unico km di strada, brulicante di varie umanità’.
Vabbè, dopo la 40ima ragazza a forma di pera (prodigi dell’alcool e delle diete americane) decidiamo che è meglio andare a dormire, domani sarà’ un lungo giorno.
1 Agosto (Reykjavik - Laugarvatn)
Linea di confine
Oggi facciamo benzina per la prima volta...Possibile che ieri abbiam consumato così tanto? Ma non sarai te Fabbrì che c’hai il piedino alla Schumi? Ma che macchina è questa ? Leggi un po’ il libretto che dice? Ma che scherzi ? Ma veramente?...
Scopriamo così di essere in possesso di un delicato 4700 benzina. La brutta notizia è che beve come un cammello. La buona notizia è che come tutti i cammelli, se lo tratti bene...ti porta ovunque.
Þingvellir è un luogo difficile da descrivere.
Immaginate semplicemente la faglia medio atlantica che emerge in superficie ed improvvisamente hai davanti ai tuoi occhi la macchina che fabbrica la Terra.
Decidiamo di farci un bel trekking in mezzo alla faglia, e dopo un paio di foto di rito (si lo so’ K...un paio di centinaia...lo so’) cominciamo ad inerpicarci per questo canalone che via via diviene sempre più’ spettacolare e le cui pareti si innalzano di decine di metri.
Fabrizio ovviamente non è in se (ma qualcuno si ricorda di averlo mai visto in se’ ?) e salta e corre come un camoscio sulle Alpi, solo che non sa (ma imparerà’ a sue spese) che i camosci non portano occhiali da sole.
Pertanto se mai in Islanda trovaste degli occhiali da sole nelle pappardelle al sugo di camoscio, siate gentili...restituiteli a Zi ‘America.
Detto ciò’ è veramente magico poter camminare in questa terra di nessuno sospesa tra due continenti in continuo lento allontanarsi (2 cm l’anno circa). più’ avanti una piccola cascata ed un canyon con acqua gelida ma trasparente fanno da cornice a questa bella giornata all’aria aperta.
Dopo le faglia prendiamo una pista (la 365) che conduce verso ovest, lungo lo sterrato un bel vulcanetto ci tenta e K non vede l’ora di sperimentare quanto tosto è il makinario! Detto fatto ci ritroviamo in cima al vulcano
Hrafnabjörg!
Magnifico ! Anche qui colori e forme fuori dall’ordinario dominano l’aspro paesaggio, inoltre godiamo di un panorama fantastico.
Ridiscesi proseguiamo il nostro viaggio fino a giungere a
Geysir, il luogo da dove prendono nome tutti i geyser del mondo. Scopriamo che purtroppo il vero e proprio (era lui si è pure presentato) Geysir è rotto ! Qualcuno il secolo scorso per divertimento ci ha buttato dentro un po’ di pietre e lo ha per così dire tappato. Il sostituto lo
Stokkur comunque non è da meno del suo illustre compatriota e ci delizia con effusioni vaporose.
Dopo lo spettacolo inizia la musica...ho fame...ho sete...ho sonno...solo che in Islanda a volte non è così facile trovare da dormire, sopratutto se cerchi di risparmiare un po’. Alla fine torniamo indietro di una decina di chilometri e a
Laugarvatn un ostello (molto bello) ci accoglie per la notte. Cena e colazione cooked by Zi ‘America e passa la paura.
2 Agosto (Laugarvatn - Landmannalaugar)
Acqua...acqua...vabbè ma poi che se magna?
Ci svegliamo di buon mattino e sempre lungo la 35 arriviamo alle cascate di
Gulfoss.
Che c’è di meglio la mattina dopo alzati di un gran bel pezzo di cascata? (ah era una crostata?...vabbè accontentatevi). La vista è di quelle che toglie il fiato...migliaia di metri cubi d’acqua precipitano rapidi in due salti successivi disposti a perpendicolo l’un l’altro dando luogo ad un roboante spettacolo. Anche il canyon che vanno a creare è molto carino e non ci lasciamo sfuggire l’occasione di fare due passi sotto il sole.
Ripartiamo, in cerca di un posto ove fermarci per un pic nic. A no!...Il pic nic a noi non ce lo leva nessuno. Abbiam comprato burro, pane e salmone e non vediamo l'ora di saziare i nostri famelici appetiti. Detto fatto l'Islanda ci sorprende ancora una volta regalandoci un pezzo di rocce ed acqua non lontano da Gulfoss, ma privo delle torme di lanzichenecchi.
diretti al
Landmannalaugar, attraverso una strada che ci porta a scoprire posti sempre più belli fino a che...fino a che... Ma possibile che in una giornata con basi a tremila noi si debba incontrare proprio un gruppo di parapendisti imbranati ? Indecisi se tramortirli prima o dopo aver rubato loro le vele, togliamo pietosamente il disturbo.
Ceniamo in una specie di ultimo avamposto dei fast food prima del nulla elemosinando un po’ di riso per il giorno dopo...ma la spesa non dovevi farla tu?
Passata la brutta figura ci rimettiamo in marcia, purtroppo non saliremo sull’Hekla per motivi di tempo, ma già’ riuscire a vederlo privo di nuvole è un bellissimo spettacolo. La strada nel frattempo ci conduce verso campi di lava ognuno diverso dall’altro, è una specie di deserto di pietra quello che ci circonda, immenso, mutevole, silenzioso. Solo qualche pecora ogni tanto dona una macchia di bianco al grigiore che ci sovrasta.
Un spettacolare vulcano dalle pareti rosse con un lago azzurro nel centro, una valle immensa solcata da un fiume azzurro e decine di crateri piccoli e grandi ci danno il benvenuto al Landmannalaugar. E se questo è solo l’inizio....
Per entrare nel campeggio bisogna fare un paio di guadi, ma noi c’avemo er makinario e non temiamo nulla. Montate le tende (ammazza che freddo che fa) smangiucchiamo un paio di panini e poi...e poi un meraviglioso bagno a mezzanotte nelle sorgenti termali e’ quanto di meglio possiamo fare per concludere la giornata.
3 Agosto (Landmannalaugar)
I colori non tornano
Sveglia di buon mattino oggi, colazione a panini e frutta e via si parte per un
trekking che promette (Lonely planet) di essere uno tra i più’ belli al mondo. (wow !).
Ci inerpichiamo su una vecchia colata lavica proprio sopra il campeggio e giungiamo dopo un po’ in una valle che l’eruzione ha tagliato fuori dal mondo. Qui già i colori delle montagne cominciano ad essere sorprendenti con varie tonalità di rosso e di grigio.
Ci inerpichiamo sul vulcano spento ma fumante per le numerose fumarole. Lo spettacolo dalla cima è incredibile, ovunque ci sono i segni di una terra in continuo movimento e trasformazione e la Nikon comincia a dare i primi segni di stress.
Scendendo dal vulcano proseguiamo lungo il sentiero che risale delle colline dai colori afghani.
Dopo un po’ delle montagne verdi tra fumarole bianche e distese di lava nera fanno comparire sulla Nikon l’icona a forma di bandiera bianca che significa: “io ci provo ma non garantisco sul risultato”.
Proseguiamo ancora un po’ fino ad arrestare la nostra marcia ai piedi di un nevaio da cui sgorgano delle sorgenti di acqua calda. Il tempo sta ahi noi cambiando e decidiamo di tornare indietro. K che odia l’acqua al pari di un gatto rifà la strada del ritorno come un centometrista. Io e Ruggero un po’ più’ comodamente. Nel frattempo pero’ Fabrizio, lo stambecco di Boccea ha semplicemente fatto un paio di km più’ di noi, è tornato indietro, ha pranzato e ci ha pure raggiunto.
Il ritorno è comunque veloce ad anche in questa occasione i colori che il tempo dona al paesaggio sono molto belli. La sera non ci và di cucinare sotto la pioggia e preferiamo farci 50 km di campo lavico con il makinario per andare a mangiare un hamburger.
Siam viziati, che ci volete fa.
4 Agosto (Landmannalaugar - Skogar)
Piove, senti come piove, senti come viene giu’...
La notte tra una sventata e l’altra ha piovigginato un po’ e la tenda invernale di K e Fabrizio ha mostrato di non essere molto impermeabile. Da oggi in poi i due dormiranno spesso in macchina (e per fortuna che è grande).
Sempre per il maltempo rinunciamo al trekking che avevamo in programma e decidiamo di tornare verso la costa. Facciamo con la macchina il
Trekking di 4 giorni tra il Landmannalaugar e Þórsmörk e anche se la meteo non ci assiste un granché abbiamo comunque la fortuna di attraversare delle terre che sembrano emergere direttamente da un libro delle favole.
Cascate, vulcani, distese laviche si alternano in un susseguirsi di colori che alla fine ci fanno smarrire la strada. Presso un incrocio nel mezzo del nulla una coppia di arzilli vecchietti con un makinario più grande del nostro ci dà la dritta giusta e dicendoci "
it’s a very exciting road" ci lascia presagire qualcosa...
Quel qualcosa si manifesta dopo pochi km con la strada che finisce nel fiume... e ora ???
Leggiamo la lonely che riporta testualmente "
la strada è il fiume"...ahhh bella robba, e questo perchè non l’avevamo notato?
Assicuratici sulla profondità e visto che dopo un po’ la strada riemerge proseguiamo ancora il viaggio, poi arriviamo ad un paio di guadi veramente impegnativi, ma che superiamo con tanta pazienza e perizia (k è un grande alla guida).
E’ quindi un susseguirsi di gole, pianure, montagne, cascate in un crescendo che lascia meravigliati ad ogni curva. Alla fine giungiamo a
Þórsmörk o meglio dall’altra parte del fiume (inguadabile) che ci separa, ma un vento assurdo ed un maltempo generale ci convincono a proseguire senza fermarci.
Alla fine del nostro peregrinare giungiamo a
Skogar dove prendiamo alloggio nella palestra di una scuola.
5 Agosto (Skogar)
Acqua bianca, ghiaccio nero
A Skogar c’è la spumeggiante cascata di
Skogarfoss (foss = cascata, quindi se ci fosse stato un paese chiamato Salta avremmo avuto sicuramente la cascata Saltafoss) che riusciamo ad ammirare in quella che comincia come una bellissima giornata di sole. Facciamo due passi sopra la cascata e siamo investiti da un venticello fresco niente male.
Ci rilassiamo un po’ in sottovento (capito a che servono anni ed anni di parapendio ?) e poi ridiscendiamo per andare a fare un giro in zona.
Nelle vicinanze oltrepassando
Vík í Mýrdal c’è una lingua glaciale del
Mýrdalsjökull (jökull = ghiacciaio). Il solito tabellone informativo alla base del ghiacciaio riporta che: la calotta ricopre un vulcano pericoloso chiamato
Katla che normalmente erutta ogni 50-80 anni. Il cratere del vulcano ha un diametro di 10 km. Poiché l'ultima eruzione è avvenuta nel 1918, gli scienziati stanno monitorando il vulcano molto attentamente e proprio a partire da questo 2009 si aspettano un’eruzione. Noi pacatamente ci grattiamo e poi cominciamo a risalirne la morena.
E’ un ghiacciaio strano questo, ove il ghiaccio è di colore nero e non bianco, chissà perché? Bhooo ?!?!
Dopo un po’ di arrampicate tra sassi e macigni molto instabili, vento oltre i 100km/h e pioggerellina varia decidiamo che in fondo il sedile del nostro makinario oggi è il miglior posto dove stare e torniamo sui nostri passi. Ci fermiamo a Vik per la cena e visto che ci stiamo diamo anche un’occhiata alla meteo...mmm non promette bene. Ci fermiamo un po’ sulla spiaggia nera come la cenere a vedere il mare...pardon... qui si chiama oceano, in tempesta. Ovviamente di andare a vedere i faraglioni ed i nidi dei vari pulcinella, gabbiani, sterne, pterodattili, per oggi non se ne parla.
6 Agosto (Skogar - Höfn)
Bello sto Vatnajokull...se sa putisse vede’.
Tempo orribile, piove e tira vento. (e questa loro la chiamano estate?)
Purtroppo tuta la zona del
Laki salta. Non è minimamente pensabile di andare per sterrate e guadi con questo tempo. Base nuvola a 200 mt, non si vede una fungia di nulla. Ci mettiamo comunque in viaggio sperando comunque che il tempo migliori. (vi lo dico subito...non migliorerà).
Lungo la strada imprechiamo contro la sfortuna e lottiamo contro gli elementi naturali come achei contro i troiani. Come intravediamo una schiarita facciamo delle puntatine verso le lingue glaciali che scendono dal
Vatnajokull (jokull = ghiacciaio) e puntualmente becchiamo pioggia o vento o tutti e due.
Ad un certo punto troviamo anche il tempo di guardare in terra e scopriamo che il suolo che stiamo calpestando brulica di
funghi, lamponi e mirtilli.
Lungo la strada al fine giungiamo alla
laguna degli Iceberg.
Come definire l’atmosfera ? Tra base nuvola ormai sui 50 metri e la nebbiolina che si alza da questi blocchi di ghiaccio intrappolati in una laguna a pochi passi dal mare sembra quasi di stare in uno di quei film anni ’70 ambientati al polo nord, dove navi e sottomarini si davano la caccia tra banchi di iceberg. Non facciamo il turisticizzato giro in barca perché a vederlo così come lo presentano sembra una sòla per turisti.
Riprendiamo quindi la nostra strada e tra nuvole ed acquazzoni giungiamo ad
Höfn. Soliti mille giri per trovare da dormire al chiuso (che non c’è..tutto full booked) ed alla fine montiamo la tenda nel simpatico camping di un tizio che di simpatico non aveva nulla. Piove e tira vento tutta la notte ma io e Ruggero dormiamo nella super tenda e non abbiamo problemi. K e America invece saggiamente vista l’esperienza precedente optano per l’ampio bagagliaio del makinario.
(nota: in Islanda nelle aree urbane è consentito dormire in auto solo all'interno dei campeggi e bisogna in ogni caso pagare il campeggio)
7 Agosto (Höfn - Eskifjörður)
Serendipità
Tra Pioggia e pioggerellina lasciamo
Höfn ed i suoi simpatici abitanti meno uno, dirigendoci verso i
fiordi dell’Est.
Dopo un po’ di km anche la pioggia ci abbandona e finalmente rivediamo il mare, il sole, le montagne e tutto cio’ di cui prima ci era preclusa la vista. Asciugata anche la tenda grazie ad un propizio venticello tra gli sguardi attoniti dei passanti, la nostra strada riprende zigzagando tra fiordi di varia natura e bellezza finché non ci fermiamo in uno di quei posti che finché non ci arrivi non credi che esistano.
Un filare di 4 cottage sistemati su una lingua di terra all’ingresso del fiordo di
Eskifjörður. Un unico raggio di sole che li illumina tra il pesante grigiore delle nuvole circostanti. Una padrona di casa che possiede due agnellini domestici ed una bimba che è uno splendore.
Non abbiamo dubbi... il posto ci piace e decidiamo di fermarci un paio di giorni.
Abbiamo un sacco di tempo per noi e decidiamo di organizzare un bel BBQ. Ovviamente nessuno vuol prendere la carne precondita e confezionata per il BBQ...no ! Noi prendiamo solo la carne pura e semplice di agnello e ce la BBQiamo come ci piace a noi.
Mai mangiato (mangiato si fa per dire...più che altro ingoiato) una carne più salata !!! In compenso i fagioli Heinz di Ruggero erano uno zucchero.
Il giorno dopo la signora vedendo la confezione di carne che avevamo comprato esclamerà guardandoci con occhi compassionevoli. "
Oh no!"
Vabbè, abbiamo un tetto sulla testa e per stasera siam felici.
8 Agosto (Viðfjörður)
Into the Wild
La padrona del cottage la sera prima ci aveva suggerito un bel trekking nel fiordo di
Viðfjörður appena dopo quello in cui eravamo descrivendoci la zona come...selvaggia.
Vabbè..proviamo sto’ trekking.
La strada per arrivarci non è delle migliori e questo è già un buon segno...peggio è la strada e meno son i turisti lanzichenecchi che ti ritrovi.
La strada infatti fa abbastanza schifo (santo makinario) ma quando sbuchiamo sul fiordo la vista è di quelle che non si scordano. Il verde della terra ed il blu del mare si abbracciano in uno scenario da favola e proprio sulla spiaggia...così..in mezzo al nulla... una casa. Ma tu guarda questo dove è venuto a vivere !
La prima parte del percorso comprende il passaggio di un ponte tibetano...vabbè...tanto il clima è quello.
Poi il sentiero si distende tra verdeggianti prati ed un sacco di guadi a mezzacosta tra la montagna e il mare.
Fabrizio che ovviamente è tornato a balzare come un camoscio corre, salta, sgroppa, s’arrampica dove puo, ed alla fine fa quei 2-300 mt in più di quota che gli permettono di scavallare il fiordo e dare uno sguardo a quel che c’è dall’altra parte.
Siete curiosi? Beh quando lo incontrate chiedetegli cosa ha visto.
Per il pranzo ci scegliamo una bella caletta stile Sardegna, tanto che ci viene anche la voglia di fare il bagno.
Pero’ poi ci passa come mettiamo un piede in acqua.
Riprendiamo la via del ritorno per lo stesso sentiero e stiamo così bene, ma così bene che ci mettiamo anche a cantare storpiando ignominiosamente i versi di tutti i cantautori italiani, Baglioni, Battiato, Cozziante, Zero si arrendono impotenti alle nostre corde vocali, K invece che è più vecchietto disintegra Gino Paoli e Patti Pravo.
Il clou lo raggiungiamo quando seduti in terra ascoltiamo Eddie Vedder nella colonna sonora di
Into The Wild.
Giunti alla macchina aspettiamo al solito Fabrizio, ma tanto non abbiamo fretta... o forse si? Cavolo ! Il supermercato ! Niente da fare...st'islandesi son più precisi degli svizzeri...arriviamo che il supermercato è chiuso da pochi minuti e già pensiamo alla carne salatissima del giorno prima.
Cerchiamo di migliorare il tutto bollendola questa volta, e per fortuna tra riso e fagioli riusciamo a tirar fuori una cenetta niente male. Potere della fame !!!
E’ stata una lunga e bella giornata...buonanotte.
9 Agosto (Eskifjörður - Askja)
Go West
Askja ! Questa è la meta finale che ci prefiggiamo di raggiungere oggi.
La giornata quindi è tutta dedita al trasferimento sul la F910, una bella pista che si snoda dal mare al centro dell’Islanda, con un susseguirsi di paesaggi che spaziano da verdi collini ad aridi deserti.
Un paio di guadi un pò alti ed alla fine giungiamo in questo luogo deserto ed abbandonato. Beh..proprio abbandonato no, visto il bel campeggio che troviamo, con tanto di Hostel e cucina e sala da pranzo a disposizione di tutti gli ospiti.
Montiamo la tenda e la ancoriamo solidamente al terreno, un po’ forse anche intimorito dall’assetto contro ventato di tutta la tendopoli scelgo un bel paio di roccioni vulcanici per esser sicuro di non aver problemi.
10 Agosto (Askja - Mývatn)
Mývatn = Moscerini
La notte piove a più riprese, ma quel che più ci disturba è un tizio che russa più di un trattore del ’56.
Scusa Ruggero lo so, lo so...tu volevi mettere la tenda laggiù dove non c'era nessuno nel raggio di 200 metri....Scusa.
In ogni caso si fa giorno, e sia il tizio che la pioggia non hanno molta voglia di smettere...mmm...brutta storia.
Proviamo a fare un giro in auto per avvicinarsi al cratere, ma la pioggia incessante e la temperatura che è scesa nel frattempo a soli 4°C ci fanno passare tutte le fantasie di un bagno nel lago del cratere.
Niente da fare, mestamente torniamo indietro al campeggio, smontiamo la tenda e partiamo.
La F88 mantiene quel che la guida promette...”maestosi paesaggi di lava che mettono a dura prova le gomme ed il fisico”. I paesaggi sono veramente particolari, in certi momenti sembra addirittura di essere sulla Luna.
Noncuranti dei vari sobbalzi procediamo speditamente verso la zona del lago
Mývatn il cui nome letteralmente significa moscerini. Questo per la presenza abbastanza fastidiosa dei piccoli insetti. La notizia buona è che ci stiamo dirigendo verso l’area storicamente meno piovosa del paese. Quella brutta è che il brutto tempo non legge i libri di storia e ci insegue!
Poco prima di arrivare al lago ci imbattiamo nella zona geotermale di
Nàmafjall dove tra zampilli d’acqua bollente e colonne di vapore abbiamo il tempo per camminare finalmente un pò ed arrampicarci in cima a quel che resta di un vulcano (nota: In Islanda tutte le montagne sono o sono state un vulcano). La vista come sempre è di quelle che tolgono il fiato e questo nonostante la meteo che non pare darci tregua.
Ok...sono le 18 ore di cercare un alloggio per la notte. Peccato che a quest’ora è già tutto pieno nel raggio di chilometri. Alla fine troviamo un comodo alloggio a circa 40 km da dove siamo, vicino
Húsavík...ahhh pero’!!!
La sera vista la meteo decidiamo di restare qui per un paio di giorni; i dintorni sono interessanti e meritano una visita. Stasera abbiamo la fortuna di aver trovato del buon vino ed anche della birra vera (alcolica) per cena e per il dopo cena. Finalmente!
11 Agosto (Jökulsárgljúfur National Park)
Niente Lanzichenecchi qua
Sveglia la mattina presto e ci dirigiamo ad Húsavík. La capitale del Whale-watching (letteralmente osservazione delle balene.) La meteo però qui non è buona e non ci va di andar per mare, quindi proseguiamo la nostra strada per il
Jökulsárgljúfur National Park. Volendo in due giorni di trekking si potrebbe fare tutto il parco, ma siccome la meteo non ci convince, anche se sta uscendo il sole, optiamo per fare tutto con l'ausilio del makinario. Prima tappa il canyon a ferro di cavallo di
Ásbyrgi.
Una bella area verdeggiante dove una volta scorreva un fiume e che ora presenta un bel bosco ricco di funghi ed una laguna dal colore smeraldo. Un pò di Arrampicata e di passaggi in grotta ed il divertimento per noi è assicurato.
Ripreso il mezzo meccanico proseguiamo per un'altra area interessante, quella di
Hljodaklettar (rocce dell'eco). Qui le intrusioni magmatiche di basalto che si sono poi velocemente raffreddate hanno creato un luogo assolutamente impossibile. Colonne di basalto, volute, spirali, rosette, grotte sono un vero paradiso per gli occhi e noi ce lo godiamo tutto.
Arrivati poi a quella che crediamo la "fine" del sentiero, scopriamo una cosa ancora più bella, il gruppo di crateri di
Raudholar. Una serie di diverse eruzioni vulcaniche hanno accumulato strati di diversi colori che vanno dal rosso al nero lungo le pendici di questi monti ed i risultati sono magnifici.
Tornando sui nostri passi facciamo qualche altro km verso sud e giungiamo ad uno dei punti più spettacolari del canyon; quello dove due affioramenti rocciosi,
Karl Og Kerling (uomo e donna) che secondo la leggenda sono due troll pietrificati guardano dall'alto lo scorrere tumultuoso del fiume.
Ma ancora non è finita! Un altro tratto in macchina ci permettere di raggiungere l'area di
Dettifoss! La cascata più impotente d'Europa. Potenza allo stato puro...nulla da dire.
Ci godiamo la vista ed ascoltiamo il ruggito della cascata. Facciamo un ultimo sentiero e giungiamo alla più piccola cascata di
Selfoss. Qui la cosa più divertente è stare tra le varie balze della cascate ed osservare i giochi di acqua, sabbia e fango creati dal fiume.
Ormai la luce comincia a scarseggiare, cominciamo quindi a tornare a casa. Quando vi arriveremo un altra bella cena a base di riso e fagioli ci aspetterà.
11 (Mývatn - Blönduós)
Si,viaggiare...dolcemente viaggiare
Piove, tanto per cambiare. Ma noi imperterriti decidiamo di andare a visitare il
Krafla!
Una delle zone vulcaniche più attive d'Islanda. Anche qui il paesaggio è costellato di rocce sgargianti e fumarole, ma come si scavalla il bordo della zona geotermica...una mare di lava nera.
Le eruzioni del 1975 e 1984 nonché quelle dei secoli precedenti hanno creato un bel paesaggio aspro e selvaggio. Qui la terra è veramente sottile. Numerose spaccature fumanti alcune delle quali recenti fanno capire che qui in futuro la natura avrà ancora da dire qualcosa. Passeggiamo tra resti di colate laviche avvolti da vapori di zolfo e saltando oltre fenditure che arrivano dritte al centro della terra (si vabbè stò esagerando..).
Facciamo una capatina ad un lago turchese in un cratere rosso e poi la meteo ci induce a scappare.
Ci riaccostiamo al lago
Mývatn e dopo un breve briefing concesso da un pietoso raggio di sole decidiamo di cominciare a spostarci verso la costa ovest dell'Islanda...un bel viaggio.
La strada è molto bella. Costeggiamo il lago per un buon tratto osservando tutta la zona dei crateri e poi ci dirigiamo dritti verso Akureyri.
Piove, non c'è molto da guardare, ma le valli che traversiamo sono comunque incredibili, o quantomeno inusuali per noi mediterranei. Alla sera arriviamo a
Blönduós, ovviamente è tardi , ma fatti i soliti due, trecento giri troviamo da dormire in un posto che ancora una volta ci fa pensare alla civiltà e all'intraprendenza di questo popolo. Una scuola...in aperta campagna. Perfetta, funzionale, dotata di palestra, piscina riscaldata e jacuzzi, con ambienti che farebbero invidia ad una università. Una scuola che serve tutte le fattorie della zona, perché ricordiamoci che qui in inverno non è così facile spostarsi e quindi è la scuola che va dagli studenti e non in contrario. Mangiamo in una specie di autogrill del cibo umano, dopodiché ormai stanchi ci addormentiamo quasi subito.
13 Agosto (Blönduós - Stykkisholmur)
Verso lo Snæffels
Ci svegliamo con calma e partiamo alla volta della penisola dello Snæffels. Abbiamo abbandonato l’idea di fare i fiordi del nord per mancanza oggettiva di tempo.
Abbiamo un bel po’ di tempo a disposizione e cerchiamo di movimentare il viaggio prendendo una scorciatoia.
Serendipità again ! Mentre risaliamo questa stradina sterrata una sorgente, che più sorgente non si può colpisce la nostra attenzione. Mai visto uno zampillo d’acqua di tre metri !!! Per raggiungerlo giochiamo d’equilibrio ed elasticità su improbabili cuscinetti d’erba al di sopra di un suolo ben intriso d’acqua.
Quest’acqua bella fresca meritava una bevuta...Una doccia magari no.
Tornando alla macchina ci accorgiamo che semplicemente dall’altro lato della strada un piccolo torrente aveva scavato una gola molto carina. Fabrizio lo stambecco non ci pensa due volte e comincia a balzare tra rocce e prati. Anche noi ovviamente ci facciamo prendere la mano...o i piedi? E ci lasciamo ancora una volta sommergere da questa natura incredibile.
Proseguendo in breve arriviamo a
Stykkisholmur dove essendo relativamente presto troviamo alloggio in una bella e solitaria palestra fuori città.
Il paese si affaccia su un fiordo costellato da centinaia di piccole isole, ed il contrasto del verde smeraldo con il blu del mare è molto bello. Facciamo due passi dapprima lungo il piccolo porto e poi sulla scogliera di basalto che lo sovrasta. Poi ci facciamo convincere dalla Lonely a raggiungere un’altura poco istante dove oltre mille anni fa i primi vichinghi si riunivano una volta all’anno per decidere il destino delle genti dell’isola.
Bella vista...sfido che si riunivano li.
A sera facciamo un ultimo tentativo con il BBQ, e questa volta i risultati son ben migliori dell’ultima, Ruggero invece insiste con i fagioli, e sinceramente non riusciamo a capire perché.
14 Agosto (Stykkisholmur - Snæffels)
...Nel cratere Yökull dello Snæffels che l'ombra dello Scartaris tocca alle calende di luglio, scendi, coraggioso viaggiatore, e raggiungerai il centro della terra. Ciò che feci. Arne Saknussem)...
Si riparte! Ci dirigiamo lungo la costa verso la
spiaggia dorata prefigurando chissacché. Invece...
Nulla di eccezionale, 200 mq di spiaggia con un po’ di scogli lavici neri ben messi, semi arredato, piano terra vista oceano.
Proseguiamo lungo la sterrata fino a giungere questa volta ad un faro a picco su una scogliera.
Una scogliera che brulica di vita, ove, gabbiani, sterne, cormorani, pulcinella (se sa putissero vede’) nidificano e schiamazzano. Il tutto è molto spettacolare e chiassoso, e riusciamo in breve a capire come la crisi degli alloggi ed i problemi con il vicinato siano arrivati anche qua.
Riprendiamo nuovamente la nostra via fino a giungere in un punto considerato famoso (da chi ?) per le sue formazioni laviche in riva al mare. La vista non è male, ma ci beiamo molto più dei nostri sandwich.
Il tempo fa le bizze e sembra che le nuvole non ci vogliano lasciare del tutto; decidiamo comunque di salire verso lo
Snæffels la famosa montagna (pardon vulcano) descritto da Jules Verne in Viaggio al centro della Terra. Arriviamo alfine in un punto ove è impossibile proseguire con l’auto ma come a seguire un rito già prestabilito, senza proferir parola calziamo le nostre pedule e ci avviamo lungo una sterrata un po’ disastrata.
Il nostro obiettivo è quel che da lontano ci pare un rifugio. All’arrivo scopriremo che sono solo i resti della stazione a valle di uno skilift abbandonato. Stanchi ma non domi proseguiamo la nostra ascesa. Sopratutto Ruggero sembra letteralmente impazzito e desideroso di salire
sempre più in altoooooooooo.
Alla fine giungiamo fin quasi alla vetta della montagna. Oltre per noi è impossibile proseguire per via della presenza di un ghiacciaio molto seraccato, ma non ci importa poi molto. La vista è impagabile ! Tutta la penisola dello Snæffels è ai nostri piedi e per chilometri e chilometri si disegnano coste, montagne, villaggi.
Sopra di noi lo
Scartaris con la sua famosa ombra a disegnare un improbabile punto in mezzo ai ghiacci.
Per quel che ci riguarda noi al centro della terra ci siamo già!
La discesa si risolve in una bellissima sciata improvvisata. Il tutto grazie alla bella pendenza del nivaio ed a quattro matti (noi) che le escogitano tutte pur di farsi male.
Ripresa la strada, la ricerca di un alloggio per la notte non ha buon esito e finiamo in un campeggio tra il vulcano ed il mare.
15 Agosto (Snæffels - Langjokull - Keflavik)
Happy Birthday
Ormai il nostro giro sta per concludersi. In serata dovremo essere a Keflavik. Lungo la strada facciamo tappa in quella che da lontano ci sembra una spaccatura nella roccia e che poi al suo interno nasconde un bel torrente, sopra il quale schiamazzano decine di volatili.
Ripreso il makinario ci dirigiamo verso l’interno. Visitiamo delle zone residenziali che sembrano uscite da un film hippy; decine di case (molto carine) che sorgono dal nulla in posti incantevoli, ricchi di verde e di acqua.
Dopo esserci persi due, tre volte imbocchiamo la strada giusta ed abbandonando mano a mano il verde della costa ci inoltriamo nell’interno che presto ci mostra il suo lato roccioso e multicolore.
Arriviamo così ai piedi del ghiacciaio
Langjokull. Stavolta è Fabrizio che parte in quarta e si fatica a stargli dietro. Ben presto però (si fa per dire) si ferma e piano piano lo raggiungiamo tutti.
Bello sto’ posto per fermarsi Fabbrì...proprio in mezzo ai seracchi! Che se per sbaglio metti il piede su un ponte di neve piccolo finisci dritto nel crepaccio.
Il ghiacciaio è uno di quelli a scudo e per qualche strano motivo (pura follia forse?) decidiamo di scalarlo, anche perché non sembra presentare particolari difficoltà o sorprese.
Dopo circa un ora e mezza pero’ ci arrendiamo. più camminiamo e più la cima si allontana. Peccato avremmo voluto vedere cosa c’era dall’altra parte.
In ogni caso festeggio il mio compleanno a 1200 metri su un ghiacciaio islandese...mica è da tutti no? Incredibile poi...c’era pure il sole.
Cominciamo la discesa soffermandociu più volte ad ammirare i tporrenti, le cascate, i crepacci e gli inghiottitoi che l'acqua crea sopra il ghiaccio in un caleidoscopio di colori bianco-blu.
Dopo circa un'ora siamo di nuovo in macchina. La strada prosegue lungo una sterrata poco battuta che ci induce anche a pestare un po’ più sul gas, e infatti... quasi cappottiamo.
Alla fine arriviamo a
Þingvellir e va bene così! E’ giusto...Il viaggio vero e proprio era cominciato da qui ed è qui che deve finire. Facciamo due passi tra i muraglioni tanto per rivedere questo posto incredibile e magari anche per trovare gli occhiali da sole di Fabrizio (persi due settimane fa), ma senza successo.
Lasciata Þingvellir andiamo verso la capitale, ed è a
Reykjavik che ci fermiamo la sera per fare due passi, acquistare ricordi e souvenir e mangiare una buona bistecca ascoltando buona musica.
Gli ultimi chilometri di strada islandese ci portano a
Keflavik ove passeremo la notte.
16-17 Agosto
Game Over
Ci svegliamo pigramente e facciamo una bella abbondante, salubre e luuunga colazione. In pratica debbono sbatterci fuori dalla sala pranzo. Poi lasciamo anche la stanza ed attendiamo pazientemente il pomerigio per riprendere il nostro volo.
Sbrigate le pratiche aeroportuali, ci imbarchiamo per
Copenaghen ove giungiamo la sera. Alloggiamo nel Cabin hotel, che per essere economico lo è. Pero' ha stanze di 1 metro quadro !
Riusciamo a trovare un buon kebabbaro in centro e finiamo la serata in un Pub sorseggiando della buona birra ed ascoltando un paio di ragazzi suonare.
L'indomani sveglia presto e si riparte per Praga ed infine Roma.
Fine delle ferie, fine dei soldi, fine del viaggio. Ma i sogni ed i ricordi...Beh quelli non finiranno mai.