Etiopia 2008
Ho visto cose che voi paranormali neanche potete immaginare...
Ho visto Cubo dare da mangiare ad una jena nel cuore della notte, ed ho visto Stefano aggirarsi tra schiere di donne seminude senza battere ciglio, ed ho visto dust devil nascere dal nulla ed innalzarsi potenti, su fino al cielo...e tutti questi ricordi...
NON andranno perduti, perché c'avemo le foto ZUMPAPPERO !"
Prima parte....rotta verso sud.
1° giorno
Arrivo
Nel mese terzo dell'anno 43 D.I.P. (dopo invenzione parapendio), due Paranormali con molte speranze e tanta curiosita' si son ritrovati in quel di Addis Abeba, (Etiopia), per un giroingiro che non avrebbe cambiato nulla nelle loro vite, ma che gli avrebbe lasciato emozioni, immagini e ricordi del tutto speciali.
Vista dall'aereo l'Africa è gialla con qualche chiazza marrone. Dall'alto si vedono brillare i tetti di lamiera delle centinaia di capanne costruite alla meno peggio, non vi è quasi traccia di strade e tutto sembra sonnecchiare pigramente. All'arrivo, la fila per il visto sul passaporto è di quelle che non si dimenticano...fanno ancora tutto a mano, molto pittoresco...
Usciti dal terminal quello che colpisce subito è il caldo, diverso dal nostro, secco, polveroso, con un sole martellante come nemmeno a ferragosto a castelluccio.
Con un alba intorno alle 6.30 ed un tramonto esattamente dodici ore dopo, per tutto il resto del giorne questa palla bianca domina superba alta nel cielo, e tutto brucia, idee e pensieri compresi.
1st contact
L'Africa è come te l'aspetti...piena di africani !
Speriamo che non applicano la regola del mettere Nero su Bianco.
Incontriamo Yoshi, la nostra guida che dopo 30 secondi ci dice che non sara' lui la nostra guida e ci affida a Yabin, un ragazzo di cui non sappiamo nulla e che sembra uscito ieri dalle scuole superiori...cominciamo bene.
Seduti al caffè decidiamo l'itinerario per il prox giorni e partiamo alla volta di Boutajira ove speriamo di poter volare alla sera o al piu' in mattinata l'indomani.
Come usciamo dalla caotica Adis Abeba l'Etiopia ci appare per quello che è: un enorme distesa semiarida, con catene di montagne che si innalzano dentellate, aspre, altissime e valli sconfinate, interrotte qua' e la' da vulcani per lo piu' spenti da millenni (speriamo).
In mezzo a tutto cio' si dice che siano nati i primi uomini milioni di anni fa', non mi stupisco del fatto che poi siano emigrati ovunque...non c'è un bar nel raggio di kilometri.
Lungo la strada è una continua lunga processione di uomini, mezzi ed animali. Sembra che tutti siano in movimento per andare da qualche parte (forse al BAR ?). Il mezzo piu' diffuso sono le proprie gambe; qualcuno possiede un mulo che stracarica di legna o acqua, i piu' ricchi invece si aggirano con del bestiame.
Nota: puoi suonare quanto vuoi, il mulo non si scansera' dalla tua traiettoria fino a che non ti avra' a due metri di distanza.
Nota 2: maggiore è la tua velocita', tanto maggiore sara' la frequenza degli ostacoli lungo il tuo percorso.
Ci fermiamo nei pressi di un sito archeologico con tracce di ominidi risalenti tra i 3 milioni ed i 700.000 anni fa. Tra le rocce vedo qualcosa sporgere che sembra un'osso, non ci credo e voglio controllare, CRUNCH... opss... nascondiamo le prove e con aria
disinvolta ci reimbarchiamo sulla jeep....via, via, via...corriiiiiii !
Arriviamo in serata a Boutajira, non è troppo tardi ma è troppo ventoso per volare, andiamo quindi a visitare quel che dovrebbe essere un'antico vulcano. WOW... sembra di essere sul vesuvio, solo che il cratere è riempito d'acqua e lungo tutto il bordo ci sono aquile che termicano sopravvento, sottovento, nel vento. Insomma, se la godono.
Un piccolo paradiso dove una volta c'era l'inferno.
La sera una bella cenetta a base di 'ndjera (piatto nazionale etiope) e Mirinda (bevanda nazionale al gusto di arancia, molto mejo della Fanta) e poi tutti a nanna.
2° giorno
E' bono, è bono...forse anche troppo
Da Boutajira tentiamo di raggiungere il "decollo" che sappiamo essere ai piedi delle montagne. Purtroppo la situazione non è delle piu' rosee, ci attendono un paio d'ore di trekking con dei locali che si offrono di farci da portatori. Al di la' delle similitudini con Livingstone rinunciamo per evitare di attardarci troppo lungo il percoso. Lezione imparata...da domani ci sveglieremo prima.
Inizialmente la strada ci porta fino a 2700 mt, poi iniziamo a scendere, ed il paesaggio inizia a cambiare, dalle praterie semidesertiche di alta quota passiamo alle foreste e poi ai bananeti ed ai campi delle pianure intorno ai laghi della Rift Valley.
La strada "buona" ci lascia presto e per oltre 100 km sono pu' buche che asfalto. Anche qui lungo il percorso, vediamo migliaia di persone che a piedi o a dorso d'asino si muovono verso i villaggi piu' a loro vicini per vendere o comprare qualcosa. Per non sentirci da meno, compriamo della canna da zucchero e facciamo colazione.
Lungo il lago Abaya ci fermiamo a vedere dei pescatori e dei ragazzi che fanno il bagno, poco piu' a largo emergono dalle acque gli occhi degli onnipresenti coccodrilli.
Arriviamo ad ArbaMinch al tramonto e prendiamo alloggio in un albergo affacciato su un parco nazionale. Un bellissimo balcone da dove ammiriamo un tipico tramonto americano. (ma non eravamo in Africa? )
Stefano non sta' al 100%, speriamo bene.
Il loft sembra carino ma poi...la stanza non è un granchè, ed il bagno...un covo di zanzare che neanche Hitchock. Confidiamo nell'OFF e nelle tende.
Siamo in Africa e la luce va e viene, ovviamente mi ritrovo al buio passeggiando nel nulla verso il ristorante. E quando dico buio...intendo oscurita' totale. Fico! Sono in Africa e sono felice di essere qua.
3° Giorno
Ci son due coccodrilli ed un orangotango...
La notte è stata dura...un caldo boia e dei letti orribili, non capiro' mai perché ci sono le coperte di lana se fuori ci son quaranta gradi.
Stefano poi l'ha veramente passata male ed ora ha anche la febbre. Ci svegliamo presto per visitare il parco. Si entra con la jeep ed è piu' o meno un safari.
Il giro è molto bello, facciamo su e giu' su ben tre edifici vulcanici e muovendoci a passo d'uomo per strade impossibili riusciamo ad osservare, scoiattoli, facoceri, aquile dalla testa bianca, galline faraone, scimmie, zebre, dik dik e qualche antilope. Anche gli scorci sui laghi non sono male e la vista su un piccolo pezzo di savana incastrato nel centro dell'etiopia e' veramente superba.
Facciamo anche la conoscenza dei dust devil africani...all'inizio pensiamo che siano incendi, poi...no comment.
Improvvisamente ci rendiamo conto che volare non sara' uno scherzo, anzi probabilmente sara' quasi impossibile con certi mostri in giro. Poi guardiamo il cielo...basi a 5000 anche oggi...Che non sarebbero nemmeno difficili da raggiungere, pero' poi...
...siamo seri, ma voi ce lo vedete un cubo appeso sotto una busta a 5000 mt sopra l'Etiopia?
Nel pomeriggio guidati da una coppia di strozzini tagliagole facciamo un giro in barca sul lago a vedere da vicino coccodrilli e ippopotami. Bel giro, ma stavolta preferisco i documentari del National Geographic...iniziato in un bel tardo pomeriggio su un lago che era una tavola e concluso in fuga da un temporale.
Erano mesi che non pioveva e noi abbiamo centrato l'unico temporale della zona, a bordo di una barchetta di cartapesta, in un lago infestato dai coccodrilli...che culo!
Stefano sta' sempre peggio ed io sto' meditando di abbatterlo per evitargli inutili sofferenze, siamo in Africa e so' che mi capirebbero.
Invece la crocerossina che in me, riesce a convincere la piu' bella delle cameriere a portargli la cena a letto. (Ma non sono un tesoro ?)
Gia' che ci sono gli do un paio di alcune tra le centinaia di pillole che mi ha fatto comprare prima di imbarcarmi in quest'avventura...la notte la passo gurdando fuori dalla finestra un temporale che illumina a giorno un Africa buia ed oscura... Piove a dirotto, e non ho cenato. E lo stomaco vuoto fa fare sempre strani pensieri.
cubo + Africa = fame
fame + afica = Live Aid
ok mi metto a letto ed aspetto Bruce Spreengsteen e Madonna.
4° Giorno
Cinesi e Kalashinkov
Stefano sta' meglio...ottimo, ho azzeccato la medicina del colore giusto. Nel buio della sera prima avevo avuto dei dubbi.
Facciamo rotta per Turni...
La strada è un casino ed anche il nostro Toyota vecchio di 12 anni ci mette del suo. I moscerini ci sorpassano imprecando nel loro minuto linguaggio.
Ci fermiamo a Komso per visitare il vilaggio della tribu' locale. Turistico ma interessante, anche se la guida locale è un bambino e spiega come io spiegherei fisica nucleare ai babilonesi. Proseguiamo su e giu' per altopiani e territori terazzati come e piu' che nelle 5 terre, pero' non c'è uva...peccato.
E' interessante vedere come cambiano le capanne, i vestiti, l'aspetto delle persone lungo tutti i km che maciniamo ogni giorno.
Alla fine sbuchiamo sulla Omo Valley (almeno credo). Un paesaggio bellissimo, un tappeto verde tagliato pero' in due da una strada, che per costruirla i cinesi stan facendo un disastro ambientale. Ci fermiamo a Waito in una specie di autogrill perso nel nulla, dove l'aria condizionata è fornita dal vento a 35°C ed il pavimento è formato da decine di tappi di birra. Dopo un po' riprendiamo il percorso tra campi di cotone ed un paesaggio che procedendo verso sud si fa' via via sempre piu'arido.
Costeggiamo per un po' le Buska Mountains...un costone di qualche centinaio di km e risaliamo per un breve tratto il letto di un fiume (ergo, questa zona nella stagione delle piogge è off limits).
Ci affacciamo quindi su un altopiano cespuglioso che sembra estendersi all'infinito ed alla fine arriviamo a Turni.
Qui la gente gira 1/2 nuda, ma con un Kalashinkov sulle spalle. Ma è piu' naturale così che con dei vestiti occidentali indosso.
Scopriremo poi che presso certe tribu' e' uso del capofamiglia regalare al figlio maggiore un kalshinkov al raggiungimento della maggiore eta'. (ed io che avevo chiesto una misera GOLF GTD 16v )
A Turni, la corrente non arriva da giorni (ma va? ) ed i pochi hotel vanno avanti con i gruppi. Alla fine, decidiamo per il camping, che sembra il luogo piu' pulito.
Montiamo quindi la tenda sotto delle acacie. La doccia qui si fa al buio (meglio non vedere cosa ci circonda) e con la porta aperta (vabbè, il piu' vestito qui' indossa un tanga).
5° giorno
Sai l'Inglese? Allora sei una guida!
La mattina ci svegliamo storti come un albero dopo la tempesta...Dei tedeschi non ci han fatto dormire, poi si sono aggiunti un cavolo di vento ed un caldo assurdo.
Ci muoviamo per raggiungere un villagio della tribu' Hamer verso sud.
Il viaggio in queste terre semiaride è bellissimo, (si...si...ho capito Stefano...non è un deserto quello che stiamo attraversando...) incontriamo un bel po' di animali e di termitai e qua e la' il solito pastore con il kalashinkov a tracolla. Il paesaggio poi cambia in continuazione a seconda dell'aridita' del terreno. Passiamo così da boschi di acacie a spelacchiati ciuffi d'erba. Alla fine a pochi km dal confine con il Kenia arriviamo al fiume OMO, che per essere un fiume in un territorio arido si presenta abbastanza in forma...direi proprio un gran bel pezzo di fiume.
Qui ci traghettano su una canoa ricavata da un tronco d'albero (FICHISSIMO !!! Solo Indiana Jones lo ha fatto prima di noi...ed ovviamente qualche migliaio di turisti) sull'altra sponda dove ad attenderci c'è un bel comitato di accoglienza formato da ragazze che indossano il tradizionali costumi locali (in pratica sono nude). Un paio di foto di rito e cominciamo il giro nel villaggio. Anche in questo caso la guida è il primo ragazzo che ti capita e ti convince che lui è una guida. Grande paese l'Etiopia...70 milioni di abitanti...tutti guide !
La visita è cmqe interesante, sopratutto quando ci fanno entrare in una loro tenda e ci mostrano parte della loro vita quotidiana.
Finito il T.S.T. (touristik sola tour) ritraghettiamo e ci riavviamo verso Turni, ove giungiamo in tempo per vedere il locale Mercato indigeno.
FICHISSIMO !!! Finalmente qualcosa di originale ed autentico.
In mezzo ad un odore nauseabondo, causato dal mix di terra rossa e burro che raccoglie i loro capelli in fantastiche treccine (ehhh... ad averli i capelli) centinaia di donne Hamer vendono la loro mercanzia ed è bello aggirarsi tra queste donne e cercare di carpirne gli sguardi. Alla fine facciamo la solita spesa del turista, ma in fondo che c'è di male? Arrivare fin qui non è stato facile e un ricordino ce lo meritiamo no?
Sono comunqe sempre piu' convinto che dove arrivi il turismo si creiino danni sociali irreparabili.
Nel frattempo sono arrivati dei francesi in bici ! Si son fati da Addis Abeba fino a qui! E poi dicono a noi parapendisti che siamo matti. Passiamo il pomeriggio a riposarci.
La sera visitiamo un villaggio Hamer vicino Turni, prima di coricarci ci scoliamo la solita Mirinda e poi a nanna, l'indomani ci attendono 350 km di sterrato...un infinita'.
Secondo parte....dietrofront.
6° Giorno
Importatori di pini
Ci svegliamo di buon mattino e non ci curiamo di fare casino nel rassettare le nostre cose, tanto abbiam visto che qui a nessuno frega nulla.
Dopo una bella colazione ci mettiamo in marcia, sara' tosta, sopratutto per Yabin, la nostra guida.
Lungo la strada noto dei cammelli (o dromedari ? oltre le tre gobbe mi confondo sempre...) non sapevo ve ne fossero da queste parti. Arriviamo dopo un paio di d'ore a Komso, ma io nel frattempo comincio ad accusare i primi sintomi della TASSA africana (ovvero dissenteria, febbre e mal di pancia).
Da Konso verso Yabello la strada ci porta ad atraversare la valle del Rift con panorama mozzafiato. Ovunque arbusti e termitai altissimi, ogni tanto qualche dik dik, dromedari ed anche una coppia di struzzi (ma non sono australiani ???).
Poco prima di arrivare a Jabello la strada prende a salire e notiamo le prime foreste di pini (...Pini ??? In Africa???...Bho...Che li abbiano importati gli italiani ???)
Arrivati a Jabello troviamo una farmacia ch non sembra una farmacia, ma vende prodotti di farmacia...ottimo.
Gli spiego il mio problema e lui mi da delle pillole...speriamo bene, ma mi sembra molto una cosa alla Matrix... Manco a dirlo, la pillola è ROSSA.
Vediamo che nelle vicinanze ci sono dei collinotti che ci ispirano un decollo serale. Proviamo un po' di strade alla cieca, finche' non ne troviamo una giusta che ci porta in cima (La famosa tecnica alla Ray Charles.). Troviamo infine un decollo. e' bellissimo, l'inclinazione e' giusta, il terreno è quasi perfetto, la brezza è buona e quindi...
...e quindi un cavolo di nulla!!! perché per volare abbiam bisogno di vari permessi e di essere accompagnati da una guardia forestale. Incredibile !!! siamo a 5000 km da casa ma la burocrazia ci ha trovati anche qui.
Rinunciamo...una notte in una prigione etiope non rientra tra i suggerimenti della Lonely Planet.
Per la notte troviamo una stanza in un hotel gestito da Cinesi...Un momento Cinesi in Etiopia ???...azz com'è veloce in Africa la deriva dei continenti.
Sto' male...mangio non so' cosa, prendo la pillola rossa e vado a nanna.
7° Giorno
Dottore nero, medicina bianca.
Asfalto finalmente !!! Evviva il progresso, evviva la tecnologia, evviva l'inquinamento e la devastazione !!!
Nel frattempo le pillole hanno fatto il loro effetto, difatti la febbre è sparita, ma lo stomaco fa male come se avessi ingoiato un leone con tanto di artigli....Ahia.
Alla fine mezzo morto mi abbandonano (a-hemm mi portano) in una clinica lungo la strada. Una breve visita e mi dicono che le pillole che sto' prendendo sono sbagliate...(ma dai? Che culo !!!)
Per il dolore mi fanno un paio di punture di analgesico. A questo punto, non so' perché, ma calandomi i pantaloni davanti all'infiermera le dico "enjoy the view" (goditi la vista)...E non so' perché ma lei prima mi sforacchia il di dietro e poi sorridendomi dice di rilassarmi un attimo...ed io mi rilasso così tanto che svengo. BOINK!
Mi risveglio ed il mondo è migliore di come lo ricordavo, non c'è piu' dolore, non sento le gambe, non sento lo stomaco, non sento nulla. Belle ste' punture aho!...Quasi, quasi me ne faccio segnare una scatola.
Ripartiamo ed in breve arriviamo ad Awasa (prodigi dell'asfalto). Bella citta', immersa nel verde sulle rive di un bel lago.
8° Giorno
L'alba dell'uomo.
Non è il paradiso quello che ci sorprende al mattino, ma è un insolito, straordinario accostamento di uomini, animali, oggetti, che credo che si chiami "ambiente naturale". Un accostamento ed un sovrapporsi di luci, colori, odori, emozioni dove inferno e paradiso si sfiorano e si confondono.
Per i pescatori (molti bambini) intenti a rassettar le reti ed a pulire il pesce è solo una giornata di lavoro.
Per le scimmie e le nuvole di aquile, marabu', pellicani e decine di altri uccelli è un'occasione per un pasto a buon prezzo.
Per noi, Ferengi (forestieri) è solo un occasione per delle belle foto per imboccare le scimmie e vivere delle emozioni indimenticabili.
A malincuore riprendiamo il nostro viaggio verso Nord...
Il paesaggio è piu' o meno arido, come del resto lo è stato fino ad ora. Poi improvvisamente diviene vulcanico e qua' e la si scorgono coni e conetti alternati a colate di lava che anche in tempi recenti devono aver illuminato a giorno le notti etiopiche.
Alla fine non arriveremo ad Awasch, ci fermiamo infatti a Metehara, in quanto l'ingresso al parco è qui vicino. Con Stefano decidiamo di andare a goderci il tramonto sulle rive del lago...che ci volete fare, siamo romantici.
In mezzo a quel deserto di roccia, vedere tutta quel'acqua e non poter tuffarcisi fa quasi rabbia, (maledetta biliarziosi). Ovviamente come ci vedono, poveri bianchi nell'Africa nera, ci raggiungono delle guide improvvisate....
Potenza del progresso!!! Qui in Etiopia ogni uomo in grado di parlare inglese diviene improvvisamente guida, in Italia invece si resta disoccupati perché troppo qualificati.
Una solo alla fine resiste ai nostri no! niente! nada! nicth! nisba! e comincia a seguirci, raccontandoci confuse, nebulose storie sul passato vulcanico ed idrogeologico della zona (addio tramonto romantico e benvenuto mondo di quark).
La sera cena a base ni 'ndjera, birra e letto.
9° Giorno
Colazione da Tiffany
Sveglia alle 5.30 !!! zz...zzz...zzzz
All'ingresso del parco noleggiamo una guida che sembra addormentata piu' di noi, ma che ha con se un Kalashinkov per difenderci da......non l'ho ancora capito.
Nel giro in giro vediamo decine di orici, dik dik, gazzelle e facoceri. Ma anche pastori che pascolano di frodo il bestiame...La nostra coraggiosa guida ovviamente non fa' nulla perché tre kalashinkov contro uno...no...così non va...i conti non tornano.
Ci chiedono se vogliamo vedere il Leone Somalo, che custodiscono in gabbia. NO, non ce la faccio...mi viene in mente un "centro di prima accoglienza" e non riesco a capire perché un leone somalo deve stare in gabbia, mentre un leone etiope puo' girare liberamente.
Smetto di farmi domande assurde con risposte tristi e torno a guardare il paesaggio...
Una meraviglia, la savana è stupenda, sembra essere dentro un documentario, solo che gli animali qui rimangono a distanza. Purtroppo non vediamo predatori in giro anche perché cacciano quasi sempre di notte.
Ci portano a vedere delle cascate che... WOW.
In mezzo ad un paesaggio arido ti aspetti di tutto tranne che queste immense colonne di acqua tonante.
Riusciamo a convincere la guida a portarci poi a vedere un qualcosa che sulla nostra guida e' riportato come da non perdere, mentre per lui è una cosuccia insignificante...
Ed eccoci qua'...senza parole. Davanti a noi un Gran Canyon formato tascabile.
Non si puo' descrivere... non ci sono parole... e quello diceva che NON ne valeva la pena?!?
Facciamo colazione sulla piu' bella visione (dopo Cindy Crawford) che i nostri occhi possono chiedere al Padreterno. Che giornata... e son solo le 9.30 !!!
Usciti dal parco comincia il nostro viaggio verso la nostra meta finale, Harar.(arriveremo intorno alle 17.30)
La strada infinita, si inerpica tra le montagne e si fa via via piu' tortuosa.
Del viaggio ricordo il pranzo...un posto sperduto, in un villaggio senza nome con il bagno piu' kitch del mondo. E poi i piu' bei decolli che un parapendista possa sognare. un alternanza di montagne e valli con tutte le esposizioni possibili e basi sempre a 5000! Unico difetto...gli atterraggi! Con un'unica strada (spesso in quota), atterrare in valle significa farsi un giorno a piedi per rientrare nella "civilta'".
Arriviamo quindi ad Harar e decidiamo di fare un giro per la vecchia' citta' yemenita.
Mi sembra di essere Indiana Jones... e cmqe tutto cio' che mi circonda, uomini, case, auto, sembra appartenere ad un altra epoca.
Riusciamo a farci strada nella massa di gente che percorre le strette e tortuose vie, e riusciamo anche a farci rifilare un paio di "pezze di stoffa" allo stesso prezzo che avremmo pagato a Roma.
E' cmqe una citta' piena anche di disperati, e non tardiamo ad essere circondati da folle di mendicanti, spesso bambini.
La sera c'è lo spettacolo delle jene...e si' perché se ci siam fatti oltre 300 km è solo per arrivare qua a vedere un tizio che da da mangiare a centinaia di jene...mmmm.
Arriviamo con la solita guida improvvisata (nota: qui il guardiano delle jene è il cugino di tutti !!!), sul luogo della cerimonia e troviamo......Troviamo un tizio seduto a terra con una cesta di vimini che imbocca una mezza dozzina di jene spelacchiate.
Ok...son proprio jene, non gattini ammaestrati, e noi da bravi turisti cominciamo a far foto. Poi il tizio, che si diverte a chiamare le jene per nome e a riempirle di schiaffi e pacche sulla schiena mi fa un cenno, e mi chiede se voglio provare....
Dei miei due neuroni, il piu' sveglio sicuramente dormiva perché l'altro ricordo che ha detto ok...
Faccio due passi verso il tizio e sono subito circondato dalle bestie.
Ok...mi dico...ora è troppo tardi per tornare indietro...se non mordono lui, perché dovrebbero mordere me?
Mi seggo al suo fianco e mi da' un bastoncino su cui appoggiare la carne da dare alle bestie, e come mostro il cibo...GNAMMMM.
WOW...FICHISSIMO...STO' IMBOCCANDO UN ANIMALE SELVAGGIO...
Stefano non ci crede e quindi mi chiede il cambio che a malincuore concedo.
Alla sera sara' dura prender sonno...non capita tuti i giorni di guardare negli occhi dei "cuccioli" così.
Terza parte...Si torna alla civilta'...che schifo.
10° Giorno
Lo vedi...ecco Marino....
Levataccia anche oggi, partiamo alle 6.30.
Dai finestrini vediamo scorrere il paesaggio del giorno prima, non c'è molto traffico (come sempre) ed il viaggio è abbastanza veloce, nonostante che il nostro mezzo non superi mai gli 80 km/h (altrimenti ce se smonta tutto il makinario). Un paio di soste lungo la strada per mangiare e ci ritroviamo verso le 16 ad una quarintina di km da Addis Abeba. Qui visitiamo un paio di laghetti vulcanici stile castelli romani, ma senza i castelli romani, per cui so' morto mejo i castelli romani (è chiaro no?)
Arriviamo ad Addis Adeba e paghiamo il conto finale per la macchina, poi accompagniamo Stefano all'aeroporto.
Lui tornera' oggi a casa, io invece mi fermo un giorno in piu'.
11° Giorno
Tusistas fai da te?..ahiahiaiai
Solo...
Straniero in terra straniera...
Nessuno che mi capisca...
Circondato da milioni i cellulari funzionanti ed io non ho campo! Vabbè esco.
Addis Abeba è una citta' che ha poco da dire al turista. Una piccola metropoli abbarbicata sulle pendici di una montagna, con un indistinguibile, colorato mosaico di baracche e palazzi di cristallo, molti dei quali ancora in costruzione. Nota di colore...le impalcature. Qui la legge 626 non sembra essere arrivata.
Purtroppo lungo la strada incontro il volto oscuro dell'Africa che finora era rimasto timidamente nascosto. Ci sono un sacco di disperati e veri e propri "morti di fame" che vagano senza meta per le strade. ovviamente essendo un turista bianco, anzi credo l'unico turista bianco in citta' (non incontro nessun altro) vengo abbordato da tutti, dai bambini alle prostitute, tutti a cercare una parola, uno sguardo, ma sopratutto soldi...stramaledetti soldi.
In tutta quella marmaglia vedo la famiglia cammello...l'avevo vista in TV tempo fa, sembra che un difetto genetico o strane abitudini, li costringano a camminare a quattro zampe...mi fanno un po' impressione a vederli, ed anche loro purtroppo vivono di elemosine.
Yabin nel pomeriggio mi accompagna al museo etnologico dove vedo un po' di cosine interessanti Lucy compresa. Sta' bene la nonnina, non dimostra i suoi 3 milioni di anni. A sera l'ultimo viaggio è verso l'aeroporto. Il volo si porta via un po' di emozioni, ma i ricordi, quelli almeno rimarranno piu'a lungo.